A 108 anni dalla prima edizione, il Gran Piemonte torna anche quest’anno per annunciare una intensa stagione ciclistica e in questa terra dalla forte vocazione sportiva, sale in sella con la missione di promuovere e valorizzare il territorio. Nel Piemonte di Filippo Ganna ed Elisa Longo Borghini, due campioni che stanno segnando un’epoca nel ciclismo mondiale, la corsa si svolgerà il 10 ottobre 2024, da Valdengo a Borgomanero. Il percorso, tortuoso e stimolante, vedrà le squadre sfidarsi fino a decretare il vincitore.
Sogno e formazione lungo le strade piemontesi
La storia del Gran Piemonte e del ciclismo è fatta di giovani e sono tanti i campioni che hanno pedalato su queste terre: Giovanni Gerbi, Costante Girardengo, Aldo Bini, Gino Bartali e Fiorenzo Magni sono stati coloro che hanno vinto più volte in assoluto con tre vittorie a testa. Esercitarsi e formarsi lungo queste strade ricche di storia è stato fondamentale per il percorso dei giovani atleti che, gara dopo gara, hanno raggiunto e continuano a raggiungere risultati sorprendenti.
La novantesima edizione del Gran Piemonte partì da San Francesco al Campo: a poche centinaia di metri è situato il Velodromo francone, luogo che, nato proprio per i giovani, perdura per non aver mai smarrito la vocazione originaria di formare i ragazzi attraverso la vera cultura sportiva. L’obiettivo dell’attività giovanile non è forgiare il campione, ma portare avanti con professionalità un sogno e una formazione. Il campione, infatti, non si forma, ma nasce tale e il ruolo del velodromo continua nel corso degli anni a essere quello di mettere a disposizione le strutture e le persone giuste affinché il talento dei giovani atleti possa emergere e non restare nascosto.
Una storia che da secoli emoziona i cuori dei ciclisti
Sull’onda dei successi altalenanti della Milano-Torino, nel 1906 si disputò la prima edizione del Giro del Piemonte. Giovanni Gerbi, il diavolo rosso, vinse la prima edizione, pedalando 320 chilometri in 11 ore e 20 minuti, con una media di 28,720 km/h. Gerbi replicò il successo nei due anni successivi, lasciando i suoi avversari, Galetti (2° nel 1907) e Chiodi (2° nel 1908), a oltre mezz’ora di distanza.
Il successo iniziale fu enorme e il prestigio evidente sin da subito. A più di cento anni di distanza, è difficile tracciare un identikit preciso del Giro delle Province piemontesi. La corsa itinerante, fu disputata dai grandi dell’epoca come Ganna, Gerbi, Galetti, Aymo, Gay, Santhià e Girardengo e nonostante le cronache storiche e i giornali dell’epoca hanno sempre riportato i nomi di prestigio in modo disordinato, il Giro del Piemonte è proseguito ininterrottamente, anche durante la Grande Guerra, offrendo sfide ogni anno. Le gare inizialmente si svolgevano nelle Langhe, nel Monferrato, nelle valli biellesi, nel Canavese, nel vercellese, nell’astigiano, nell’alessandrino e nel novarese ma il percorso di questa classica piemontese ha subito cambiamenti molte volte nel corso degli anni. Le prime edizioni vedevano come sede di arrivo Alessandria e dopo vari cambiamenti, nel 1925, fu spostato a Torino, dove rimase fino al 1940. L’interruzione avvenne per due anni di fila durante la Seconda Guerra Mondiale ma riprese nel 1945 a gonfie vele. Nel 2005 la gara entrò nel calendario UCI Europe Tour come prova di classe 1 e nel 2009 oltre al cambio netto di percorso, assunse definitivamente la denominazione attuale di “Gran Piemonte”. Negli anni successivi, la corsa cambiò nuovamente sede di partenza e arrivo diverse volte, nel 2010, nel 2011 e nel 2012, fino a un triste nuovo stop nel 2013 e 2014 che però terminò grazie alle nuove edizioni a partire dal 2015.
La storia del Gran Piemonte è stata e continua a essere costantemente caratterizzata da modifiche di percorso e da edizioni memorabili. Tra cadute rovinose, piogge battenti, vittorie di grandi nomi e sconfitte, custodisce preziosamente un ricco bagaglio di storie, luoghi piemontesi e vite che hanno seguito e raccontato questa corsa nel corso del tempo. Uno dei ricordi più tragici è legato al 1951, anno in cui il fratello del campionissimo Fausto Coppi, Serse, morì a seguito di un’emorragia cerebrale causata da una caduta. Fausto Coppi non si riprese mai da questa immensa sofferenza e non vinse mai la corsa piemontese.